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29.08.2013 12:22

 

Dagli atti Parlamentari discussi nell'ambito della Giustizia Minorile, sono stati sceverati aspetti riferiti  alle problematiche che investono i diversi aspetti del disagio minorile quali: tossicodipendenza, manovalanza minorile ad uso della criminalità organizzata, minorenni stranieri privi di riferimenti familiari per i quali  è difficile costruire percorsi di reinserimento, disturbi psicopatologici che richiedono interventi specialistici in stretta connessione con la competenza clinica, minori abusanti.
In tale quadro s’inserisce la fascia di popolazione giovanile deviante proveniente da condizioni di disagio, a volte legato al processo evolutivo soggettivo, a volte prodotto da stati di malessere sociale che possono interessare anche minori appartenenti a famiglie ben integrate nel contesto sociale e lavorativo; tali disagi si trasformano in comportamenti devianti diffusi e a volte particolarmente gravi che suscitano allarme sociale nell’opinione pubblica.
L’attività del Dipartimento per la Giustizia Minorile, nella sua ricerca di  risposte trattamentali sempre più adeguate alle esigenze dei minori che transitano nel  circuito penale, è stata indirizzata a sperimentare o consolidare azioni con i diversi 
interlocutori del territorio, istituzionali e degli Enti Locali, alla luce della rinnovata 
politica d’intervento sociale. 
Nel periodo di riferimento (1/12/2010-30/11/2011) sono stati registrati: 
- 2.293 ingressi nei Centri di Prima Accoglienza a seguito di arresto, fermo o 
accompagnamento; 
- 1.224 ingressi negli Istituti Penali per Minorenni, con una presenza media 
giornaliera di 482 minori; 
- 1.831 collocamenti nelle Comunità, con una presenza media giornaliera di 915 
minori; 
- 13.500 minori non presenti in strutture residenziali (CPA - IPM - Comunità), 
seguiti comunque dagli Uffici di Servizio Sociale.
 
L’esame delle statistiche ha confermato l’aumento generale dell’utenza  di nazionalità italiana, già iniziato negli anni immediatamente precedenti, anche nei  Servizi residenziali, come i Centri di prima accoglienza e gli Istituti penali per i minorenni, che per molti anni hanno visto prevalere numericamente i minori stranieri. 
L’utenza straniera proviene ora prevalentemente dall’Est europeo (principalmente dalla  Romania) e dal Nord Africa (Marocco, soprattutto). Da recente si registra una evidente crescita di presenze minorili provenienti dal Sudan (richiedenti asilo politico, si tratta prevalenntemente di minori di sesso maschile di età trai 15 -18 anni, non accompagnati).  
Un po di numeri 
 
L’utenza, in prevalenza maschile (93% circa), ha soprattutto un’età  compresa tra i 16 e i 17 anni. Un discreto numero di soggetti maggiorenni è presente  nelle comunità (40%) e negli Istituti penali (51%).   I reati contestati sono in maggior parte contro il patrimonio (60%), in particolare i reati di furto e di rapina. Molto frequenti anche le violazioni delle disposizioni in materia di sostanze stupefacenti (10%). Tra i reati contro la persona  (18%), si osserva la prevalenza delle lesioni personali volontarie. 
Per quanto riguarda gli ingressi nei Centri di Prima Accoglienza, si rileva  come i CPA con il maggior numero di ingressi siano Roma, Napoli e Milano, seguiti da Catania, Firenze e Torino. 
I Centri per la Giustizia Minorile che attuano il maggior numero di  collocamenti in comunità, su richiesta dell’Autorità Giudiziaria procedente, sono  Palermo, Napoli, Milano e Bari. 
L’80% dei collocamenti in comunità sono effettuati nelle Comunità del Privato Sociale, essendo disponibili solo 65 posti nelle Comunità dell’Amministrazione della Giustizia. Pertanto, l’impegno operativo del sistema Giustizia Minorile ha continuato ad essere focalizzato sul rafforzamento delle politiche e delle attività di  collaborazione con i responsabili delle strutture del privato sociale. 
 
La "messa alla prova" MAP   è un'opportunità che viene offerta ai minori attraverso il DPR 448/88, affidamento ai Servizi Sociali che hanno come obiettivo la riabilitazione sociale del minore, entrato nel circuito del sistema penale minorile.
Per quanto riguarda la messa in prova, la sua applicazione registra un andamento in  continua crescita. Nell’anno 2010 sono stati messi alla prova 2.753 soggetti, di cui il  49% rappresentato da giovani adulti (18-21 anni). Nella grande maggioranza dei casi (circa l’80%) la  messa alla prova si conclude positivamente.
 
Nell’ambito dell’attività di mediazione penale è proseguito l’impegno dei  Servizi nel rafforzamento delle strategie riguardanti tale tipologia di intervento, che si  caratterizza sempre di più per la valenza educativa e sociale che riesce ad esprimere. 
 
 
Progetti EU conclusi, i cui esiti sono stati pubblicati con rispettivi Report di ricerca :
1) “Family Roots”, progetto di ricerca-azione co-finanziato dalla Comunità EU, 
finalizzato a costruire un modello innovativo di intervento con le famiglie dei 
minori. 
2) Progetto “Juvcrime” , Report con primi dati. 
3) European Dimension. 
4) Drejc - Drug Related Juvenile Crime. 
 
Progetti EU in prosecuzione/avvio:
1) “Family Roots: accordo di collaborazione” con Dip.to Politiche per la Famiglia. 
2) “Sex Offender”, in collaborazione con Università Sassari, Capofila e CGM 
Sardegna.
3) “Juvcrime” con inclusa analisi della recidiva. 
4) “Mutual recognition to judgments and probation decisions with a view to the 
supervision measures and alternative sanctions” – Capofila Ministero della 
Giustizia della Romania- Programma Criminal Justice. 
 
Il 18 giugno 2011 è entrato in vigore il Regolamento n. 04/2009 del Consiglio dell’Unione Europea del 18 dicembre 2008, relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento, all’esecuzione delle decisioni e alla cooperazione in materia di obbligazioni alimentari in situazioni transfrontaliere e, dalla medesima data, l’Ufficio II del Capo Dipartimento svolge le funzioni di Autorità Centrale per l’Italia. La nuova norma comunitaria, al fine di tutelare i minori che devono recuperare gli alimenti da un genitore che vive all’estero e si rifiuta di prestare il sostegno finanziario dovuto, istituisce un sistema europeo di cooperazione tra gli Stati membri, chiamati a collaborare tra loro per fornire assistenza agli aventi diritto alle prestazioni alimentari. 
Il citato Regolamento è destinato a sostituire, nelle relazioni tra gli Stati membri dell’Unione Europea, la Convenzione internazionale di New York, adottata  nell’ambito delle Nazioni Unite il 20.06.1956, ratificata dall’Italia con L. 23.03.1958 n. 338 ed assegnata alla competenza della Direzione centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze del Ministero dell’Interno. Il Regolamento assegna alle Autorità Centrali una molteplicità di funzioni che spaziano dalla messa in atto di specifiche attività di indagine presso le banche dati detenute dalle varie Autorità pubbliche, all’incoraggiamento di composizioni amichevoli mediante anche il ricorso alla mediazione, alla facilitazione e implementazione di misure di esecuzione coattiva del credito financo all’agevolazione di modalità di esecuzione continua delle descrizioni in materia di alimenti, anche per quanto riguarda gli arretrati. 
 
 

 

XVI LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 17 GENNAIO 2012 — N. 571